LA STANZA: GIURIA ITALIANA (2007)

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La mia ricerca si concentra sulla sovrapposizione, con composizioni che tendono alla narrazione e all'isolamento, all'intimo e al sociale. Scelgo il primo pezzo – quello che sarà la base, l'introduzione della composizione - da una miriade di immagini e oggetti accumulati nel tempo, una collezione che cresce quotidianamente; sovrapposti si mostrano come un piccolo sistema che crea continui rimandi ad altro, come in un discorso pieno di congiunzioni E. E... e... e... Le stesse di Deleuze, non una riunione, né una giustapposizione, ma il sorgere di un balbettamento che fa trovare, incontrare, rubare, invece di regolare, riconoscere e giudicare. Cerco di ricreare una situazione in cui tanti singoli si cercano e si riconoscono nella loro solitudine; essi convergono verso un unico comune punto, ma diversificandosi comunque uno dall'altro, mi permettono di creare una vasta gamma di variabili. L'uso di materiali spesso recuperati nei mercatini delle pulci (quando non trovati per strada), la profonda attrazione per le forme fuori moda e la nostalgia del passato, rendono i lavori inevitabilmente e volontariamente obsoleti. Perchè è nel fuori moda che cresce la possibilità della reinvenzione e del rinnovamento; è nell'obsoleto che trovo la giusta traduzione per quello che Barthes chiama 'senso ottuso'; qualcosa che ha a che fare con i giochi di parole, il banale, le buffonerie, il futile, il posticcio e il feticcio, ma che esprime molto bene quell'emozione, che designa semplicemente quello che si ama, è un'emozione-valore, una valutazione.

lunedì 3 marzo 2008

GIURIA ITALIANA (2007)

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