domenica 19 ottobre 2008

GE-RO-MI-NA (2008)










La specifica caratteristica delle città europee, a partire dal Medioevo, è l’accettazione e talvolta la sistematizzazione dell’irregolarità, che permette una piena aderenza ai luoghi e alle funzioni. Fra regolarità e irregolarità si instaura una tensione mai risolta pienamente in un senso o nell’altro. Nell’età gotica l’Occidente europeo reinvesta una griglia tridimensionale continua, capace di misurare ogni genere di architetture e piani della città; nel Rinascimento razionalizza questa griglia collocando nei suoi snodi gli ordini architettonici desunti dall’antichità, e immagina, sulle pagine dei trattati, di imporre una forma geometrica prefissata a intere città; nell’Illuminismo tenta di disseppellire e di accettare scientificamente proprio la controversa eredità architettonica antica, e di adottarla come regola. La perfezione assunta come paradigma della città greco-romana, che si concreta nella dominanza delle grandi strutture pubbliche, è caduta mentalmente. Al suo posto subentra un’imperfezione accettata. Il dono specifico della tradizione europea all’epoca presente è ricavato paradossalmente da una somma di manchevolezze bilanciate, dove diventa l’unico modello praticabile in una società pluralistica e incompiuta come la nostra. Ciò che distingue in concreto lo spazio urbano europeo è l’infinita casistica delle combinazioni tra regolarità e irregolarità.
La continuità del paesaggio urbano diventa narrativa, aperta, incompiuta; le rotture, i conflitti dimensionali e formali sono assorbiti nello spettacolo urbano, correggono e compensano le unilateralità delle scelte architettoniche in scala edilizia, lasciano sussistere i margini per altre correzioni e sviluppi nel corso del tempo.
Ogni città è fortemente caratterizzata, anzi ha un eccesso di caratterizzazione.
Le caratteristiche fin qui elencate – l'irregolarità, l'imperfezione, la caratterizzazione autonoma, con le loro conseguenze formali – cooperano a imprimere nello scenario urbano le vicende temporali. La città è per sua natura una macchina del tempo, che conserva il passato e prepara il futuro.
Il gioco GE-RO-MI-NA è composto da 235 moduli in carta, ciascuno di 5 x 5 cm.
Questi moduli sono porzioni di città. Ciascun pezzo è ricavato da cartine geografiche di quattro diverse città: Genova, Roma, Milano, Napoli.
Con la semplice suddivisione in moduli, uguali tra di loro, si mantiene il principio di regolarità dell’urbanistica della città. I vari moduli, di città diverse, verranno poi articolati nuovamente a formare una città ideale.
La funzione di articolare gli insediamenti sul territorio, smistando ragionevolmente 
le esigenze dell’autonomia e del coordinamento, è affidata oggi a una progettazione specifica estesa in scala geografica: la pianificazione territoriale.
La posta di questo compito è diventata radicale: la sopravvivenza dell'individualità delle città, e la continuazione del loro ruolo di mediazione fra il passato e il futuro. Si conoscono le difficoltà di ottenere per via riflessa l'equilibrio territoriale affidato in precedenza a meccanismi spontanei. Solo avendo presente l’importanza dei valori custoditi nei paesaggi cittadini si può lavorare con ragionevole speranza di successo.






VUELVO AL SUR (2008)


PRETESE (2008)


FACCIO UNA VITA DA CAMERIERE (2008)




martedì 10 giugno 2008

HOTEL (2008)

HOTEL è un'opera composta da frammenti di un'immagine che mi ritrae durante il sonno. La grandezza dell'immagine,  frammentata in tanti fogli A4 stampati in bianco e nero, è di circa 200x150 cm.. Su questa composizione  sono proiettate una serie doppia di diapositive raffiguranti le stanze di uno stesso albergo in cui il letto è il centro della composizione. 









sabato 29 marzo 2008

IL BAGNO DELLA REGINA (2007)

IL BAGNO DELLA REGINA è un'installazioni di mobili. Questi sono disposti in modo da formare un blocco visuale compatto per favorire il percorso narrativo che ne deriva. I mobili di tutti i giorni si aprono per il racconto, una storia in cui gli oggetti riescono a prendere il loro giusto spazio di portatori di un passato che non deve essere dimenticato. Ritorna forte il senso di appartenenza ad un luogo; un luogo che è quasi sempre una stanza, con gli oggetti che le appartengono. Voglio sottolineare, porre in evidenza; allora provo a mettere in scena oggetti quotidiani dentro contenitori quotidiani. Gli oggetti, quasi sempre di scarto, si compongono in scene anche teatrali, in cui la semplicità dei ricordi è diretta. Basta entrare. 
La regina sta facendo il bagno. Qualcuno la sta spiando, forse il giardiniere innamorato, o geloso non ricordo. O forse quello geloso è il re: i tanti amanti della regina. Regina autarchica. Vanitosa.


domenica 2 marzo 2008

COLLAGE DA MOBILI (2008)

Questi collages hanno come base alcune fotografie scattate durante la creazione de "Il bagno della regina". Sono una catena.














INVERNO (2007)







GIRARE QUI BATTERE LI (2007)







sabato 1 marzo 2008

LA STANZA DEL PIEMONTESE (2006)































Bozzetti preparatori per LA STANZA DEL PIEMONTESE, installazione di mobili apribili. La freccia indica l'entrata nella 'stanza' ad arco: non ha pareti, ma è composta da mobili che devono essere aperti e scoperti dallo spettatore.















Il progetto fu realizzato per la mostra "GENIUS LOCI 2006. Progetto site specific", tenutasi nel parco del Castello di Racconigi, a cura di Guido Curto e Monica Saccomandi.








LA STANZA DEL PIEMONTESE: FORME E SIGNIFICATI

Il mio ragionamento è partito soffermandomi sulla caratteristica principale di una particolare zona territoriale, quella della provincia di Cuneo: la chiusura. La stessa caratteristica del territorio è riscontrabile nell’atteggiamento piemontese; l’unico modo per catalizzare l’intimismo, il silenzio, la riservatezza, “l’essere schivi”, tipici di questo comportamento, è “metterli in scena”.
La Stanza del Piemontese ha quindi una forma ad arco che si chiude in una porta aperta, che permette all’osservatore di entrare. La Stanza non ha pareti, solo mobili, apribili. Dentro gli armadi, che prendono vita solo grazie all’osservatore attivo, vivono altri mondi, mondi fatti di rebus, di giochi, di cantastorie, di feticci…
Fondamentalmente questo elemento di apertura-chiusura che è la porta, altro non è che un simbolo: sta per il castello stesso. Infatti nel castello si svolgeva un’intensa vita di relazione e ricevimento. Al primo piano nobile, detto “di rappresentanza”, vi erano gli ambienti ufficiali, specchio del potere, della ricchezza, del prestigio del committente, dove si svolgevano i momenti pubblici della vita di corte, si stipulavano accordi, si ricevevano importanti dignitari, e dove il re e la regina si intrattenevano con gli ospiti. Solo nelle ore libere i reali avevano modo di “rifugiarsi” nella protezione del parco, una mandorla di verde e di silenzio.
Il parco è infatti il luogo scelto per l’opera.
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C'è CHIUSURA. Chiusura di montagne, chiusura di mura di castello, chiusura di carattere piemontese, inevitabile per la presenza del Genius Loci.
C'è APERTURA. Apertura verso nord, apertura di un paese che è porta di provincia, apertura di castello, apertura di cassetti piemontesi. Allora una stanza ad arco che ricorda quelle montagne, quelle mura, quel carattere.
Una stanza: senza pareti. Una porta: spalancata, verso il castello, invito ad entrare. Cassetti: formando una mandorla nel verde, devono essere aperti per la bella stagione nel parco.
La vita nel castello è sempre stata un'alternarsi di stagioni: d'inverno i mobili venivano coperti, al riparo dalla polvere. Solo in estate tornavano al loro meritato splendore; l'estate delle passeggiate nel parco, lontano dalle ore a palazzo, nel silenzio protettivo di un verde chiuso ad arco.






































































































































Interno di cassetti.